Landscape Studio, e la mia amica Cristina Magnante, mi hanno fatto conoscere realtà diverse, ma soprattutto persone con ambizioni fuori dal comune. Una di queste è Valeria Piconi che ha scelto di spostarsi in Cina per intraprendere una carriera lavorativa di successo nell’ambito dell’architettura e del garden design. Architetto Paesaggista, Valeria, si laurea a Firenze nel 2015 con alle spalle gli studi in Tecniche delle Costruzioni a Roma. Dopo questo traguardo decide di trasferirsi in Cina dove da subito comincia a lavorare presso lo studio Richina Pacific Trading occupandosi principalmente delle future partnerschip e dei rapporti tra Italia e Cina, grazie anche alla sua ottima conoscenza delle lingue straniere, per poi iniziare una collaborazione nel Reefe Studio, uno degli studi più attivi della città di Shanghai, occupandosi della progettazione d’interior e del verde per ville di lusso.
Perché la Cina?
“Coincidenze della vita. Il mio compagno si sarebbe dovuto trasferire a Shanghai per lavoro, quindi dopo la mia laurea specialista ho cominciato a cercare un lavoro che mi permettesse di trasferirmi con lui. Ed è così che ha avuto inizio la mia avventura in Cina.”
Com’è lavorare in Cina? Quali sono le difficoltà che hai trovato?
“La Cina è una paese davvero affascinante, una cultura completamente diversa da quella Europea che all’inizio può spaventare, se non addirittura innervosire. Ma bisogna accettare la sfida, cercare quello che c’è di positivo e apprendere quanto più possibile. Il bagaglio d’esperienze che si ottiene vivendo in Cina tornerà utile in futuro, ne sono più che certa, in qualsiasi campo lavorativo e non.”
La differenza tra lavorare in Italia e all’estero?
“Certamente le difficoltà comunicative sono un grande ostacolo. Bisogna mediare differenze culturali da entrambe le parti per far valere il proprio punto di vista, ma dopo qualche tempo si trova il modo per farsi capire. Lavorando con aziende italiane il fuso orario certamente crea problemi nell’organizzazione del lavoro, ma la sfida è proprio questa.”
Nel tuo curriculum ho letto “presentazione progetto ai clienti”, cosa cerca il cliente cinese?
“Presentare un progetto ad un cliente significa illustrare in maniera concisa e chiara un’idea, un concetto e rendere partecipi gli uditori a tal punto da credere fermamente nel progetto e nella sua realizzazione. Questo vale sia per progetti di architettura che in altri campi commerciali. Eleganza, armonia e realizzazione a regola d’arte, sono parametri universali, validi sia per occidentali che per orientali. Quello che cambia sono i gusti estetici poichè influenzati dal retaggio culturale di un popolo. Ad esempio per noi la simmetria, riconducibile alle regole vitruviane, è il concetto di ripetizione di una figura/disegno lungo un asse; nella cultura cinese è meno rigido come concetto e si esplica nell’armonia degli elementi in uno spazio. Quindi bisogna conoscere il contesto in cui si lavora, capire i bisogni del cliente ed infine eleborare un progetto. C’è da dire che a differenza di quanto si possa credere, i cinesi ricercano in qualsiasi campo un grande livello qualità, sono molto attenti ai dettagli, cercando di ottenere sempre il prezzo più conveniente possibile!”
Che ruolo ha l’architetto di interior e di paesaggio?
“Non esiste la figura del geometra in Cina, quindi chiunque debba fare anche una ristrutturazione in un negozio deve rivolgersi ad un architetto: questo rende la figura professionale dell’architetto riconusciuta come tale. Inoltre il contensto multinazionale, i piani di sviluppo governativi e lo spirito di rinnovamento, tipico della cultura cinese, rende la Cina un luogo pieno di opportunità, ma anche molto competitivo. Non è difficile imbattersi in uno Starbucks o in un qualche locale della concessione francese in cui clienti discutono del progetto della loro nuova casa mentre sorseggiano una tazza di te fumante o un gruppo di architetti che discutono dello sviluppo che avrà la città nel 2080, durante l’aperitivo.”
L ‘architettura del paesaggio come viene considerata? È importante? Da chi viene “realizzata”?
“L’architettura del paesaggio è molto importante. Trattandosi di una nazione così grande, quando vengono pianificate nuove linee di treni ad alta velocità, ampliamenti urbani o riqualificazione di zone industriali è impossibile non considerare l’aspetto paesaggistico. Anzi, ci sono grandi studi che al loro interno hanno varie sezioni specializzate così da poter seguire i progetti in tutte le sue fasi, dalla macro alla micro scala.”
In che modo un architetto paesaggista o di interior può farsi strada?
“Ci sono vari modi, come in Europa e in America. Entrare in uno studio affermato può aiutare per fare un’esperienza iniziale, poi, in base ai propri desideri personali si può intraprendere la carriera da libero professionista o collaborare con altri architetti formando a sua volta piccoli studi che possono fornire servizi più di nicchia e all’avanguardia rispetto ai grandi studi internazionali. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ovviamente la professione dell’ architetto non è facile: ore di strardinario non pagate, tempi di consegna sempre troppo brevi che conducono a nottate folli per completare il lavoro in tempo, clienti mai soddisfatti alla ricerca sempre di un prezzo più conveniente. Nulla di nuovo! La differenze è che in Cina ci sono anche molti clienti comprensivi che si rendono condo del valore del nostro lavoro.”
La cultura quanto e in che modo influenza l’architettura del posto e il suo stile?
“Certamente la cultura influenza le forme stilistiche. Realizzare in un parco una pergola tipica dei giardini mediterranei stonerebbe. Ovvio gli stilemi stilistici utilizzati saranno tipici della cultura orientale, a meno che non ci sia la volotà di realizzare un progetto volutamente fuori contesto. Quello dipende dai progettisiti incaricati della realizzazione.”
C ‘è un posto (parco, giardino, edificio o locale) che ti ha colpito in modo particolare?
“Venendo dall’Italia si rimane completamente stregati dalla Cina, non solo per il bagaglio culturale così diverso dal nostro ma si rimane colpiti da questa NY d’oriente. Grattacieli vertiginosi dalle forme e dai colori più stravaganti. Ma quello che mi colpisce e mi affascina sono i quartieri della vecchia Shanghai, chiamati Lilong: vicoli stretti che portano alle abitazioni tipiche della shanghai anni ’30 che stanno a poco a poco scomparendo per far posto a queste iperfuturistice abitazioni.”
Cos’è per te il design?
“Per me il design è rendere un oggetto di uso quotidiano un elemento unico con un valore estetico indiscutibile. Sono affascinata dalla storia del design, credo che alcuni pezzi degli anni ’50 o ’60 siano ancora molto attuali al giorno d’oggi. Bisogna però ricordare che non stiamo parlando di opere d’arte, quindi si deve comunque tener conto della praticità di un oggetto. Secondo me, oggi, si tende a dimenticare questo concetto.”