Due Italiani, tre Francesi e due Tedeschi, guidava un Messicano…
Sembra una barzelletta e invece comincia proprio così la nostra escursione alle Cascate di Agua Azul.
Ieri nel pomeriggio abbiamo sondato il terreno in tre agenzie per capire come arrivare a queste cascate, e il risultato ci ha portato a scegliere la soluzione più cara. Due su tre agenzie ci proponevano un viaggio in collettivo per 150 pesos a testa. Mentre la prima e più vicina al nostro albergo, ci ha offerto per 350 pesos a testa il trasporto in un pulmino privato, e inoltre gli ingressi al parco.
Devo dire che questa volta, spendere un pó di più, è stata la soluzione migliore. Avevo letto infatti che lungo il tragitto avrebbe potuto fermarci gente del luogo, poco raccomandabile, per chiederci dei soldi, e se fossimo stati in colletivo sarebbe stato proprio così.
Al contrario però il nostro autista, aveva l’accesso libero; in realtà è sceso tre o quattro volte dal pulmino a scambiare qualche parola con questi personaggi, e loro hanno più volte cercato di controllare dietro i vetri oscurati, per capire quante persone fossero a bordo, ma ogni volta la corda posizionata davanti a noi è scesa magicamente lasciandoci passare.
Da Palenque, in circa quaranta minuti, si arriva a Misol Há, dove si può vedere una cascata alta circa 40 metri. Seguendo il sentiero si può camminare sotto la stessa, fino a raggiungere le grotte che si visitano per 10 pesos.
Lo spettacolo è emozionante, ma con il tour si ha solo un’ora per ammirare questo spettacolo naturale.
Dopo un’altra ora e mezza si arriva alle Cascate di Agua Azul, dove siamo stati assaliti da bambini e bambine che volevano venderci il platano. Qui la povertà è veramente alta e tutto il sentiero che si percorre per vedere le cascate è ricolmo di bancarelle dove si vendono souvenir, si mangia, si vendono cose da bere, e soprattutto… Platanos.
Le Cascate di Agua Azul si formano grazie all’affluente del fiume Paxilhá, il quale durante i 15 chilometri di percorso forma diversi dirupi e pozze. Il colore che distingue questa acqua è dovuto alla roccia calcarea che è composta da carbonato di calcio e idrossido di magnesio. Quando la luce penetra nell’acqua filtra tutti i colori tranne l’azzurro, che arriva sul fondo è si riflette di nuovo sulla superficie. Il risultato è un tono azzurro turchese.
Attorno alla cascata si apre la selva tropicale umida, abitata da moltissime specie di piante e animali caratteristiche, alcune in via di estinzione a causa della presenza dell’uomo.
Il ritorno è stato alquanto originale: oltre al fatto che non mi sentivo sballottata così dai tempi della fiera paesana in cui salivo sul Tagadà, il nostro autista aveva il piede veramente pesante. La strada è molto sconnessa e tortuosa, i tornanti si susseguono uno dopo l’altro, e il finestrino mostra scenari verdi, a volte disturbati da baracche e animali abbandonati.
Abbiamo conosciuto dei ragazzi molto simpatici che come noi stanno girando il Messico e non solo: i fratelli Tedeschi, che abbiamo per caso incrociato in ogni nostra tappa fino a qui, domani ci salutano per proseguire per il Guatemala; mentre i tre Francesi procedono in direzione Città del Messico e sono agli ultimi quattro giorni di 10 mesi di viaggio… L’invidia profonda si è scatenata in noi!