Svegliarsi ad Arequipa è stato nuovamente un piacere. Non so se lo avevate capito, ma mi piace proprio questa città. Calma, colorata, imponente, e sicura: un luogo in cui vivere.

Avevamo mezza giornata a disposizione e abbiamo deciso di finire il giro turistico che avevamo cominciato il giorno prima, per cui ci siamo diretti alla Cattedrale che ha degli orari molto particolari perché qui si fa la siesta. In realtà non è chiamata così, ma quasi tutti i luoghi turistici chiudono per la pausa pranzo che dura almeno tre ore.

La cattedrale è una delle più particolari mai viste perché il lato maggiormente decorato non è quello frontale, ma quello laterale, tanto che ci si aspetterebbe entrando una navata molto profonda. In realtà, entrando, si nota come si sviluppi nel senso opposto: é come entrare dalla porta laterale.

La cattedrale é il punto di riferimento della città e si trova su un lato di Plaza de armas che inspiegabilmente é in pendenza.

Da lì ci siamo recati a visitare un paio di abitazioni private conservate anche negli arredi. Una di queste é Casa de Morall conservata in modo splendido con arredi che arrivavano dall’Europa.

Da qui abbiamo deciso che il nostro ultimo luogo da visitare ad Arequipa fosse il Monastero di Santa Catalina. Un’ora di visita guidata assieme a Laura, una signora molto carina e premurosa che ci ha fatto conoscere una città nella città. Coloratissimo e ricco di particolarità, ancora abitato da una trentina di suore che producono caramelle, saponi e creme oltre a imparare l’arte del ricamo e del canto.

Un posto magico, incantato, da visitare.

Da qui siamo poi partiti per andare a Puno: 6 ore di pullman salendo da 2300 metri a 3880. L’arrivo é stato alle 2030, e dopo esserci concessi un brodo di pollo siamo corsi a dormire perché non ci sentivamo benissimo.

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