Paracas

La sveglia delle 2:30 è una cosa ancora di difficile comprensione per noi, ma in questi casi è obbligatoria.

Il bus parte da Lima in direzione Paracas alle 4:00 e a seconda del traffico è bene partire con largo anticipo dall’hotel.

La comodità dei bus del Sud America è pari a quelli del Mexico, che non hanno nulla a che vedere con i bus italiani. Poltrone reclinabili, uno schermo per ogni posto a sedere, due bagni uno per piano e un servizio di colazione gratuito servito da uno Steward per essere assunto ha fatto un provino come giocoliere perché è quasi impossibile camminare per il bus senza fare cadere i bicchieri di caffè vista la guida e le strade non completamente asfaltate.

Arriviamo a Paracas attraversando una zona semi desertica e anche molto povera, dove le case sono baracche e si vendono canne di bambù, utili per costruire. Paracas invece è un luogo turistico dove ci sono praticamente solo villaggi turistici ed agenzie viaggi per far occupare il tempo ai turisti.

Arrivati in hotel alle 7.30 dovevamo attendere fino alle 15 per avere la camera e abbiamo così deciso di partecipare al tour della Riserva Naturale di Paracas per ottimizzare i tempi.

Il tour prevede la visita della Cattedrale come prima fermata: un sedimento roccioso che prima del terremoto del 2007 appariva come la facciata di una chiesa. Ora purtroppo è meno suggestiva, ma il colore del mare che si infrange sulla scogliera è sempre un gran spettacolo.

La spiaggia rossa è la seconda tappa; l’unica spiaggia rossa di tutto il Perù è possibile visitarla sia da sopra un promontorio che dal lato opposto.

Si prosegue per il Porto che rifornisce di “pescado” tutta la zona di Paracas, e dove si può pranzare con il pesce appena pescato. È obbligatorio mangiare una Ceviche o un Tiradito perché la qualità del pesce è migliore, e inoltre il resto del viaggio non ci porterà in luoghi in cui si potrà mangiare pesce ma solo carne.

Il tour termina con l’arrivo ad un punto di avvistamento fenicotteri che non è considerato però il migliore dai bird watcher, e luogo in cui sorge nuovamente il museo J. C. Tello. Questa struttura, crollata nel 2007 e completamente ricostruita contiene una serie di elementi della cultura Inca veramente incredibili: una rete da pesca fatta con i capelli umani, costruita come passatempo perché inutilizzabile, una rete da pesca vera e propria e una mummia Inca.

Infatti 600 anni prima di Cristo le persone venivano poste in posizione fetale dentro a un ovulo di tessuto e poi poste in fosse comuni. È incredibile notare come qui, rispetto agli Egizi, non si togliessero le interiora dai corpi, ed è visibile come nel tempo abbiano macchiato il tessuto.

Oggi abbiamo conosciuto Ludovica e il suo ragazzo, una coppia davvero simpatica: lei napoletana e lui danese che comunicano in Inglese, ma anche un po’ in dialetto! Fanno un percorso simile al nostro, ma con molti più giorni a disposizione; se siamo fortunati potremmo incontrarli di nuovo!!

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