La mia ricerca alla scoperta dei professionisti dell’Interior Design, mi ha portato alla scoperta della Puglia. Ho avuto modo in questi giorni di approfondire la mia conoscenza con Silvia Orlandi, un’Interior Designer di Turi in provincia di Bari. Fin dal primo momento in cui ho sbirciato tra le sue foto di Instragram, ho capito che potevamo avere una sintonia; infatti i suoi lavori rispecchiano molto la sua terra e il concetto di Traveler Designer. Secondo il suo modo di intendere un progetto di interior, lo stile e i ricordi sono due elementi fondamentali che servono a definirlo. Si occupa prevalentemente di piccoli hotel, ristoranti e bar.
Ha risposto a qualche domanda che dovrebbe servire a conoscerla meglio sia nell’ambito lavorativo che personale.
Che Percorso di studi hai seguito?
“Ti dico la verità, appena diplomata al Liceo Classico sperimentale linguistico, mi sono iscritta a Cultura Teatrale; il teatro e il cinema mi appassionano da sempre. Ma trascorrevo il tempo in aula a disegnare sui bordi dei tomi di letteratura di Thomas Mann e Pirandello. Per cui, al mio 30 e lode in Letteratura Tedesca, (l’ultimo esame che ho dato) ho pensato “sai Silvia, se non sei così entusiasta del risultato, fai i bagagli torna alla casella del Via, e riparti”. Da qui è nato il mio rapporto con il Design: un’esigenza, la necessità di disegnare, esprimere la creatività e lasciare dei segni. Per cui ho iniziato a cercare una scuola che mi soddisfacesse e quella che mi ha maggiormente colpita é stata lo IED, (Istituto Europeo del Design). Mi sono iscritta al corso di Interior Design e mi son trasferita dalla Puglia a Milano. Ho seguito il corso triennale e a giugno 2007 ho completato quel percorso, sempre con parecchia motivazione. Il primo anno è stato duro: superare tutti gli esami e approcciarmi alla parte tecnica del design; ma con molta convinzione é andata bene. Al termine del terzo anno, io e i miei compagni di tesi, abbiamo presentato un progetto di e-co-housing e mi sono diplomata con il massimo dei voti. Successivamente ho seguito anche un corso di Leisure e Restaurant design al Polidesign a Milano per approfondire degli aspetti specifici nel settore del Food Design, per una mia passione personale.”
Quale è stato quindi il percorso nel mondo del lavoro?
“Appena diplomata in Design ho sostenuto uno stage presso lo studio di architettura di Massimo Iosa Ghini a Bologna che mi ha permesso di collaborare ad un progetto dell’Hotel Exedra Boscolo a Nizza e di seguire altri lavori minori. Ma dopo questa esperienza ho sentito il richiamo dalla mia terra e son tornata in Puglia. Inizialmente ho lavorato in uno studio di architettura e successivamente, con un po’ di esperienza in più, ho deciso di intraprendere la strada della libera professione. All’inizio piccoli lavori, ma che mi hanno fatto crescere e maturare. In questi anni di libera professione ho progettato per un target medio alto, occupandomi di progettazione di piccole attività, bed & breakfast, bar, birrerie. Inoltre, negli ultimi 3 anni mi son cimentata in concorsi di idee in particolare focalizzandomi sul settore del food design. Mi son classificata tra i primi 10 designers partecipando ad un concorso di food format .Lo scorso Ottobre presso l’Host ,la Fiera dell’ospitalità a Milano, ho proposto la mia idea di ristorazione conviviale, social, non convenzionale. Una CO-COOKING station polifunzionale, in cui poter cucinare, consumare un piatto, seguire un corso di cucina. Una postazione smontabile e trasportabile e replicabile in tutto il mondo.”
Che rapporto hai con la tua terra? La porti nel tuoi lavori?
“È un rapporto d’amore, con i suoi alti e i suoi bassi. Quando sono qui in Puglia penso che questa regione abbia un potenziale altissimo inespresso. Quando sono fuori, sento il mal di Puglia che mi assale. Probabilmente ho una forte dipendenza da una serie di cose che trovo solo qui e che rendono unica questa regione: i colori che ti regala in ogni stagione; gli odori antichi di pietra, ragù, panzerotti; gli scenari che ti si aprono all’improvviso, appena giri l’angolo; i centri storici. Tutto questo è per me linfa d’ispirazione. Molti miei lavori sono dedicati alla Puglia: inserisco nei miei progetti anche l’ironia e i modi di dire pugliesi che diventano decorazioni, forme tipiche stilizzate, ri-pensate e fatte diventare lampade piuttosto che letti. In qualche modo non ho mai smesso di fare la turista nella mia stessa terra, quindi credo che il territorio in cui lavoro abbia tracciato il solco d’inizio della mia carriera. Da lì le biglie hanno iniziato il loro corso e non so in che Paese arriveranno. Senza dubbio il progetto che interpreta al meglio il connubio tra design e puglia è il Bed&Breakfast Giramondo in cui ho inserito nel progetto della parete letto “Ci n’ama sci sciamaninn, ci nonn n’ama sci non-n sim scenn” ovvero uno scioglilingua pugliese che significa “Se dobbiamo andare andiamo, se non dobbiamo andare non andiamo” che vuol ironizzare sulla ripartenza del turista. La lampada “Memoria” e il letto “Incontro“, si ispirano a forme tipiche partorite dai miei ricordi. A settembre 2016 ho esposto 3 delle mie lampade in una mostra di design che ha riunito 20 designer Pugliesi emergenti.
Ultimamente sto seguendo la progettazione di due realtà turistiche pugliesi in cui metto al centro il territorio in due modi diversi. Nel primo come rapporto terra e mare, come in realtà i due elementi spesso si fondono, sia cromaticamente che simbolicamente. Nel secondo ho messo al centro la tradizione del filo pugliese, quindi dei tessuti tipici che diventano accenni di decorazione, in modo etereo riempiono lo spazio. Saranno completi ad inizio estate e prossimo inverno 2018.”
In quale stile ti identifichi maggiormente?
“A questa domanda spesso sono in imbarazzo perché non ho uno stile riconosciuto con un nome. Avendo anche insegnato per un breve periodo, ho studiato e raccontato ai miei studenti che gli stili di arredamento attuali sono davvero tanti, hanno delle storie da cui son partiti. Ma per me gli stili attuali rappresentano solo dei binari che io percorro se c’è la necessità di arrivare dove ho deciso di arrivare con il progetto. Quindi mi è più semplice disegnare un arredo piuttosto che comprarlo: il progetto alla fine deve parlare da solo e io devo far di tutto per dargli una voce chiara. Quindi lo stile che mi appassiona di più è quello legato strettamente al progetto che sto creando, alla storia che sto raccontando. Credo che la strada giusta per ogni designer/architetto sia quella di non appiattirsi in uno stile predefinito e rigido, perché ciò significa non dare più un buon progetto ma limitarsi a riproporre sempre la stessa sinfonia, stessi accordi, stessi stacchi. Credo nel designer che sfida le convinzioni e le convenzioni e si reinventa ogni volta.”
Che rapporto hai con i viaggi? In quale parte del mondo sei stata?
“Il viaggio in generale per me è un momento di cambiamento: parto in un modo e torno in un altro. Quindi mi piacerebbe farlo più spesso. Ho visitato molto spesso l’Europa: Parigi mi ha catturata tre volte rendendomi più romantica; Londra mi ha lasciato la sensazione di storicità e modernità combinata. Ho visitato Stoccolma, Oslo che è di una bellezza pulita ed eterea dove il verde ti riempie gli occhi. Barcellona e Madrid anche se mi è rimasta nel cuore Barcellona con il suo patrimonio: Gaudì, Casa Batllò e la Sagrada Familia mi hanno seriamente segnata. Amsterdam mi ha affascinato con i suoi canali e lei sue architetture strette e lunghe. Infine, l’estate scorsa ho visitato Creta, il suo palazzo di Cnosso su cui il tempo è passato lasciando in piedi strutture imponenti e maestose. E dulcis in fundo Santorini: la sensazione che ho avuto appena mi sono affacciata su Oia è stata quella di un tuffo in una favola. Sembra un paesaggio incantato e senza tempo; i suoi mulini, le chiesette ortodosse che appaiono ad un tratto, le cupole blu in contrasto con il bianco.”
Cosa sono per te il design e l’interior design?
“Il design per me è il nuovo modo di vedere le cose , è il dargli una forma diversa rispetto alla consuetudine e abbinarlo ad una funzione inaspettata. Forma e funzione per me vanno di pari passo: nel design devono essere necessariamente legate. In caso contrario non parleremmo di design ma di arte. L’interior design è il creare uno scenario, scegliendo colori, materiali, odori, illuminazione e infine arredi che daranno un senso allo spazio che riempiono. Lo spazio vuoto per me è necessario. Serve a dare un equilibrio alle cose e permette al protagonista di sentirsi avvolto dallo spazio e non soffocato.”
“Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi” per noi designer vale ancora di più. Il viaggio è mettersi in tasca tanti sassolini e poi al ritorno, farli diventare un nuovo arredo, un nuovo scenario, una nuova paletta colori.
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