Partenza ore 5.45.
Dall’hotel di Cusco, il Munay Wasi (che in lingua quechua significa “bella casa”), siamo stati recuperati da Wilson che ci ha accompagnati alla fermata del treno a Poroy. Esiste la linea del treno fino a Cusco in direzione Machu Picchu, ma non è completa e per questo si preferisce ancora il trasporto in mini bus.
Da Poroy a Machu Picchu sono circa tre ore di treno nelle quali non si riesce a riposare perché gli occhi sentono il desiderio di guardare il paesaggio in costante cambiamento fuori dai finestrini.
Si scende ad Agua Calientes, che è una zona termale molto particolare: un villaggio cresciuto sulle pareti delle montagne al centro del quale passa il treno e poi la strada. Molto suggestivo.
Qui siamo stati accolti da una ragazza che aveva il solo scopo di accompagnarci in fretta al bus per salire al sito archeologico. Di corsa abbiamo attraversato il mercato che si trova fuori dalla stazione e siamo saliti su un bus senza quasi capire dove fossimo. La confusione è tanta, tutto avviene lungo la strada e la concitazione è tanta.
Il pullman è di piccole dimensioni, ma comunque abbastanza comodo, e si arrampica letteralmente su una strada lastricata che in alcuni punti permette la corsa sia in andata che in ritorno dei pullman.
Dopo circa 20 minuti di occhi chiusi nella speranza di non finire giù per un burrone, siamo scesi e arrivati alla partenza del sito.
Siamo a Machu Picchu. Ma aspettate! Dobbiamo cercare la guida: Walter. Non si trova. Lui ha la nostra foto inviata dalla ragazza dei pullman ma noi non sappiamo che faccia abbia. Chiediamo ad una signora che fa la guida e ci dice che è strano non sia ancora lì. Se ne avvicina un’altra di origini orientali che ci rassicura e dice che starà arrivando, ed infatti eccolo arrivare!
Questo breve paragrafo per farvi comprendere la disponibilità, e la predisposizione delle persone, che non sono qui solo per chiederti dei soldi, ma perché amano quello che fanno.
Iniziamo la visita: da pochi mesi il percorso è diventato un circuito per tutti i turisti che parte dalla zona alta e panoramica e termina con l’entrata nella città. Questo perché naturalmente la maleducazione dei turisti ha portato a dover aumentare la sicurezza e il controllo del sito.
Ci sono tre punti panoramici dove poter fare le foto classiche, quelle che vediamo nei libri e nelle cartoline, e dove si viene catapultati nel mondo Inca.
La giornata è nuvolosa, ma quasi quasi ne sono felice perché le nuvole che coprono in parte il Machu Picchu e il nuovo picco rendono tutto quasi surreale.
La visita prosegue per la miniera di pietra, le terrazze che servivano per il raccolto, la casa del re e la piazza principale. Qui è posizionata una Croce del Sud ovvero una pietra posizionata in modo da puntare esattamente a sud e con due punte per il nord: uno magnetico e uno geografico. Da non credere.
Si prosegue poi per le abitazioni dei servitori che hanno pareti costruite con pietre meno precise ed incastri meno definiti. Entro le ore 13.00 è possibile visitare il Condor, una composizione di rocce dalla forma di uccello che serviva per i sacrifici dei lama e dove quindi i condor andavano a mangiare i resti. Impressionate è come il corpo del condor abbia la forma dell’America del Sud. Questo perché gli Inca erano dei conquistatori di terre e anche navigatori. Con molta probabilità avevano già compiuto viaggi in oceano prima dell’arrivo degli Spagnoli e sicuramente conoscevano le zone e gli altri popoli che vivevano qui.
Il percorso dura dalle due alle tre ore che trascorrono in fretta soprattutto se siete supportati da una guida come Walter: un ragazzo cresciuto con lo studio della religione Cristiana che ora crede solo nella Pacha Mama (Madre Terra). Che ringrazia il Machu Picchu ogni volta che vi raggiunge la cima e pure il nuovo picco, con almeno 3 foglie di Coca che sono elementi di vita.
Da poco si può anche porre il timbro sul passaporto del passaggio al Machu Picchu, come ricordo del viaggio, ma vi assicuro che il ricordo è pari all’emozione che si prova a rimanere increduli davanti a cotanto splendore. Machu Picchu non è solo la città degli Inca, è un’esperienza che parte dal viaggio in treno e termina con lo stesso. È il paesaggio, la cultura, la confusione e lo stupore. L’incapacità di credere a delle costruzioni così perfette in un luogo così tortuoso e complicato. Machu Picchu è spiritualità.
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