Il concetto di Speakeasy è largamente interpretato nella città che non dorme mai e ogni soluzione ha ottimi risultati.
Las Esquina è un ristorantino da una ventina di posti a sedere, con un tipico arredamento “casual” e una meravigliosa parete a Libreria che raccoglie un numero esagerato di vinili e libri. Pavimento in tavole di legno che proseguono alle pareti, sedie di legno e divanetti in pelle, il tutto addobbato da un bel verde avocado alle pareti che fa molto Mexican style.
In questo ambiente si può cenare tranquillamente e senza molta confusione, ma si viene presto colpiti dalla porta che si affaccia sulle scale, dalla quale esce della musica diversa dal sottofondo che si trova nel locale in cui si è. “Sicuramente lì sotto c’è qualcosa” vi direte! Il problema è come arrivarci. Le soluzioni sono due: domandare aiuto ad una cameriera, oppure fare da sé con il rischio di fallire.
Infatti, per iniziare questa avventura alla ricerca dell’altro locale, dovete uscire dal ristorante ed entrare al The Corner, ovvero la taqueria da asporto che si trova all’angolo. Uno spazio misero, di forse 4 m², riempito solo con un banco e una minuscola cucina per un pranzo veloce. Qui troverete sicuramente almeno due persone: la cuoca ed un uomo alto un paio di metri, di colore, e molto robusto, che incute un po’ di timore e regge una cartellina nella mano: la lista. Se non siete su quella lista la vostra avventura termina qui, a meno che la cameriera non sia molto gentile e voi siete stati molto generosi con lei.
Se fosse così, si apre, davanti a voi, una porta tagliafuoco dopo la quale iniziano una serie di corridoi piastrellati di bianco che scendono di un piano, attraversano la cucina dove stanno lavorando alacremente almeno 10 persone (e tu non capisci per chi cucinino visto che sopra, a ristorante, non c’era nessuno oltre a te); poi ancora corridoi, tanto da sembrare un labirinto, fino a che…
Fino a che non dici nient’altro che “Wow”, e ti rendi conto di essere entrato in un locale anni ’20, tipico del periodo del proibizionismo, ma con un tocco di Messico. Muri dalle pietre a faccia vista sono intervallati da cancelli di ferro che delimitano gli spazi; pavimenti in legno come del resto anche il bancone e alcune pareti nelle sale private.
Bottiglie di whisky ovunque e luci soffuse rendono tutto più misterioso. Le comode poltroncine di pelle o velluto danno un tocco vintage che rimanda automaticamente la mente indietro nel tempo. Sedetevi al bancone e godetevi uno dei più buoni cocktail di Manhattan, perché solitamente in questo tipo di locali, lavorano i migliori barman della città.
Uno splendido mosaico illuminato a dovere, vi saluterà nel momento dell’uscita e vi ricorderà la possibile coesistenza tra la storia e la modernità. Riprendete ora i corridoi bianchi e decidete se volete uscire da dove siete entrati, cioè dalla taqueria, o dalla famosa porta che avevate notato al ristorante.
Questo tipo di locali è genericamente frequentato da personaggi di spicco, ma soprattutto dagli abitanti della città; i turisti non sono molto non sono ben visti, in quanto si cerca di rendere esclusivi questi locali per una clientela frequente.