Cobà sotto la pioggia

Quando l’altra mattina ci siamo svegliati, abbiamo provato a stenderci al sole, ma dopo meno di un’ora una tempesta tropicale ci ha colpiti.

Dopo qualche ora abbiamo deciso di non perdere la giornata chiusi nella nostra palafitta, ma di andare a Cobà.

L’unico bus Ado che va al sito parte alle 10.00, e noi lo avevamo perso, perciò ci siamo serviti di un taxi privato per spostarci. 1200 pesos di spesa, una quarantina di minuti, e si arriva da Tulum al pueblo di Cobà.

Il biglietto d’entrata costa 65 pesos a persona, e la guida 500 per 45 minuti.

Questa città nasce sulla laguna e ospita uno dei siti archeologici Maya più grandi di tutta la penisola dello Yucatàn. Con un’estensione di 80 km quadrati, raggiunse i 50.000 abitanti tra il 500 e il 900 d.C.

Mauro, guida originaria della zona, ci ha accompagnato nell’area principale del sito, dove é possibile visitare il Gruppo Cobà, ovvero un raggruppamento di edifici ripuliti dalla vegetazione, ma non ristrutturati. Si può ammirare l’Iglesia, l’Abitazione del sacerdote e il primo dei due campi del Gioco de la pelota.

Come in tutti i siti che abbiamo visitato anche qui si trova l’albero della vita, che dà forza a chi lo tocca, e che ha quattro radici che escono dal terreno, ognuna in direzione dei punti cardinali. Se si guarda bene, qui, assume la forma di una testa di elefante.

La seconda parte della nostra visita è stata molto singolare; siccome il sito è molto grande si possono utilizzare i risciò per spostarsi. Inoltre pioveva e con un ombrellone da spiaggia si è più riparati.

Ugo, un ragazzo 25 enne, anch’egli nato qui, ci ha portato attraverso la giungla illustrandoci molto dettagliatamente tutto quello che ci appariva davanti. Ha addirittura provato ad insegnarmi qualche parola in lingua Maya, ma é veramente molto complicata.

Passando per l’ osservatorio, un edificio di forma circolare, si arriva al Gruppo Nohoch Mul, e quindi alla piramide, che con un’altezza di 42 metri, è la più alta della penisola dello Yucatàn.

Dalla sommità della piramide il paesaggio è meraviglioso: una distesa verde si apre a perdita d’occhio. Ma è anche molto ripida da scalare, tanto che nel mezzo della scalinata è stata posta una corda che dovrebbe facilitare la salita e la discesa.

La zona delle pitture si può visitare a piedi scendendo dal risciò, e mostra alcune stele che riportando i colori originali che i Maya hanno dipinto più di mille anni fa.

Impressionanti sono le rovine della Strada Bianca, che oltre ad essere rialzata per evitare gli allagamenti era ricoperta di pietra bianca per permettere alla luce della luna di riflettere e quindi di vedere il cammino anche durante la notte. Questa importante via di comunicazione collegava tutte le città Maya sorte fino all’avvento degli Spagnoli.


Al ritorno in albergo, abbiamo scoperto che il traliccio della linea telefonica era stato abbattuto dalla tempesta della mattina; questo ci ha isolati per un paio di giorni.

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